Prezzi benzina, non è solo colpa del caro carburanti: occhio ai distributori furbetti
L’aumento del prezzo della benzina in quest’ultimo periodo non è sempre dovuto al caro carburanti. Ecco cosa ha scoperto la Guardia di Finanza.
Da alcuni giorni gli italiani sono costretti a far fronte ancora una volta al caro carburanti. Il prezzo della benzina e del diesel alla pompa ha superato di nuovo i 2 euro al litro. E tutto questo nonostante sia ancora in vigore la misura del Governo che taglia di circa 30 centesimi le accise sul prezzo di vendita del carburante.
L’aumento è dovuto alle quotazioni in crescita del prezzo del petrolio a barile sui mercati internazionali. Tendenza al rialzo già da alcune settimane da quando l’Unione europea ha deciso per l’embargo sul petrolio russo.
Ma in questo periodo di aumenti c’è da fare attenzione anche ai distributori furbetti che speculano sul prezzo del carburante compiendo diverse irregolarità che la Guardia di Finanza ha scoperto.
In Italia 1 distributore su 2 è irregolare
Sin da inizio anno la Guardia di Finanza sta compiendo numerosi controlli a campione sui distributori di carburante ubicati su tutto il territorio nazionale. E i numeri pubblicati sono davvero preoccupanti. Su 1.320 controlli effettuati nei primi 5 mesi dell’anno in ben 690 sono state rilevate delle irregolarità. Parliamo del 52,3% più di 1 distributore su 2.
Gli illeciti riguardano vari aspetti a partire dalla mancata comunicazione del costo alla pompa al ministero della Sviluppo Economico, per proseguire con il mancato rispetto degli obblighi di comunicazione ed esposizione dei prezzi che danno vita a manovre anticoncorrenziali.
La Gdf stima che 177mila tonnellate di prodotti energetici consumati siano stati oggetto di frode nel nostro paese. Ma non solo pratiche scorrette e speculative nei confronti dei consumatori, ma anche frodi ed evasione nei confronti dello Stato italiano.
Le fiamme gialle hanno reso noto che su 850 controlli fiscali effettuati è emersa un’evasione fiscale per circa 230 milioni di euro con un sequestro di 630 tonnellate.
La proposta del Governo contro il caro carburanti
La decisione dell’Unione europea di tagliare l’approvvigionamento di petrolio dalla Russia ha fatto sbalzare ancora più in alto il prezzo del greggio al barile sui mercati internazionali che già da alcune settimane erano in rialzo.
Dinnanzi al rischio speculativo, che è sempre dietro l’angolo, e al timore che il prezzo del carburante possa salire ancora, l’esecutivo è al lavoro per cercare di trovare una soluzione.
La scorsa volta davanti a numeri che avevano portato la benzina e il diesel anche oltre i €2,40 al litro al self, il Governo decise per il taglio di circa 30 centesimi di accise sul venduto che fece scendere il prezzo sotto la soglia psicologicamente dura da digerire dei 2 euro al litro.
Il taglio delle accise scadrà il prossimo 8 luglio dopodiché si dovrà cercare una nuova soluzione per non rischiare di riportare il costo della benzina agli stessi livelli di 2 mesi fa.
La prima idea è ovviamente quella di prorogare il taglio delle accise per almeno altri due mesi in modo da arrivare alla fine dell’estate. Ma sul tavolo ci sarebbe anche un altro intervento. Si starebbe pensando anche di introdurre un tetto al prezzo di benzina e diesel per almeno 60 giorni.
Per farlo si dovrebbe varare un nuovo emendamento che decida il prezzo massimo oltre il quale la benzina non potrà salire. Questo almeno per i mesi estivi, periodo in cui le persone tendono a spostarsi di più in automobile anche per raggiungere i luoghi di villeggiatura.
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