Bonus benzina 200 euro, perché ora conviene meno: quanto costerà in più ad aziende e lavoratori
Il bonus benzina da 200 euro cambia e diventa meno conveniente: nel 2023 l’erogazione del bonus sarà vincolata al versamento dei contributi previdenziali. Ecco quanto costano ad aziende e lavoratori.
Il bonus benzina conviene meno. Nel 2023 il buono per il carburante rivolto ai lavoratori diventa meno vantaggioso che in passato. A sancirlo è il decreto Trasparenza, approvato alla Camera dei deputati, che ha introdotto una importante novità attraverso un emendamento.
In particolare il bonus carburante resta sì escluso dal concorso alla formazione del reddito del lavoratore, ma - a differenza del passato - si aggiunge che questo esonero “non rileva ai fini contributivi”. Tradotto: il buono è ancora detassato, ma bisogna versare i contributi previdenziali.
E a farlo devono essere sia il datore di lavoro che il dipendente. Il che vuol dire che da entrambi i lati c’è una spesa aggiuntiva da sostenere e che, per questo motivo, il bonus benzina non è più vantaggioso come lo era fino al 2022. Vediamo quanto diminuisce la convenienza, quali sono i costi e quali le previsioni sul suo utilizzo.
Il bonus carburante: cos’è e come funziona
Il bonus benzina è stato introdotto con l’obiettivo di aiutare i lavoratori, e in generale le famiglie, a contrastare l’aumento del costo dei carburanti, che ha visto un’impennata a inizio 2022, soprattutto con lo scoppio della guerra dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Il bonus può valere fino a 200 euro e viene erogato, su base discrezionale, dai datori di lavoro privati ai dipendenti sotto forma di buono benzina. Può essere utilizzato per l’acquisto di carburanti, incluse le ricariche dei veicoli elettrici. Introdotto nel 2022, il bonus non concorre alla formazione del reddito fino a un valore di 200 euro: sopra questa cifra, tutto il valore è soggetto a imposizione (non solo la parte extra, dunque).
I contributi previdenziali per il bonus benzina
Solitamente quando vengono introdotti bonus di questo tipo si prevede, esplicitamente, l’esclusione di alcuni importi dal reddito. Facendolo si ha ovviamente un effetto sia fiscale che sulla base imponibile della contribuzione previdenziale. Ed è quello che è avvenuto anche nella prima versione del bonus benzina, valida per il 2022. La nuova formulazione, però, cambia le carte in tavola e ora l’esclusione dei contributi non è più prevista.
Il bonus carburante conviene ancora?
In attesa dell’approvazione definitiva del provvedimento, con il passaggio al Senato atteso nei prossimi giorni, la prima certezza è che il bonus carburante (se non dovessero di nuovo cambiare le regole, ipotesi molto remota) non conviene più come prima. Il costo si impenna, rispetto alla formulazione precedente del bonus, di oltre il 30%.
Quanto costa a imprese e lavoratori il nuovo bonus benzina
Nello specifico per l’azienda il costo aggiuntivo è del 30% (in realtà il dato varia in base alle categorie, ma si aggira attorno a questa percentuale) e per il lavoratore del 9%. Se prendiamo ad esempio come valore un bonus massimo, quindi, da 200 euro, il costo salirebbe per le imprese a circa 260 euro, mentre l’importo per il lavoratore scenderebbe intorno ai 180 euro.
L’utilizzo del bonus benzina nel 2023 e gli incassi dello Stato
La relazione tecnica del decreto stima anche il possibile utilizzo del bonus carburante, nell’importo massimo di 200 euro, nel 2023. L’ipotesi è che possano usufruirne 221mila persone circa, per un valore totale di oltre 44 milioni di euro. Con un’aliquota media del 30%, si avrebbe un minor gettito fiscale di 13,3 milioni di Irpef e 1,1 in addizionali regionali e comunali. Queste cifre, però, vengono da calcoli effettuati sulla base della situazione del 2022, ma con un bonus meno conveniente è probabile che l’utilizzo sia minore rispetto allo scorso anno. E, di conseguenza, che lo siano anche le entrate per lo Stato.
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