Meloni, Elkann e Musk: il governo italiano smuove il settore auto

Gaetano Cesarano

21/06/2023

21/06/2023 - 14:58

condividi

Competitività fiscale, infrastrutture adeguate e supporto alle politiche industriali: in Italia la partita del settore automotive si gioca tra Giorgia Meloni, Elon Musk e John Elkann.

Nell’ambito dell’attuale scenario politico italiano, il governo guidato da Giorgia Meloni ha intrapreso una serie di azioni per stimolare la crescita economica e l’occupazione e molta attenzione viene posta anche sugli investimenti del comparto automotive nel nostro paese.

Gli investimenti nel settore automobilistico potrebbero avere un impatto significativo sull’economia italiana e sul Pil, ma la nostra industria automobilistica è sempre molto legata a Stellantis, colosso automobilistico nato dalla fusione di Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e Groupe PSA.

Il contesto di Stellantis in Italia

Nonostante Stellantis sia un’importante realtà nell’industria automobilistica italiana, con un’ampia presenza nel paese e diversi stabilimenti di produzione, negli ultimi anni, alcuni investimenti e decisioni strategiche - anche quando alla guida dell’allora FCA c’era il super manager Sergio Marchionne - hanno portato a una certa incertezza sul futuro delle attività in Italia. La fusione con Groupe PSA ha poi ulteriormente sollevato interrogativi sulla ripartizione degli investimenti e delle attività produttive tra i diversi paesi coinvolti. E non è un caso che il ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso, abbia di recente prospettato l’ingresso dello Stato italiano nel capitale Stellantis attraverso Cassa Depositi e Prestiti.

FCA & PSA: Francia vs Italia

A partire dalla sua costituzione Stellantis appare troppo sbilanciata verso gli interessi francesi a danno di quelli italiani. Nella fusione tra Fiat Chrysler Automobiles e Groupe PSA, la Francia ha infatti sempre avuto un ruolo dominante e anche la dichiarazione di Luca Cordero di Montezemolo - che tanto scalpore ha fatto di recente - in realtà non aggiunge nulla di nuovo a quello che tutti gli addetti ai lavori (e non solo) hanno sempre saputo, ovvero che "l’azienda è stata venduta ai francesi".

Se Carlo Tavares, l’attuale amministratore delegato di Stellantis, guidava già la parte transalpina del gruppo prima della fusione, è anche vero che lo stato francese detiene la quota più alta di capitale dopo gli azionisti privati, mentre il nostro Paese è presente con una quota di poco superiore all’1% tramite la Banca d’Italia. Le azioni della famiglia Peugeot sommate al 6,15% posseduto dalla Banca Pubblica d’Investimenti francese, superano quelle in possesso dagli erede della famiglia Agnelli e generano in Francia rispetto ed investimenti.

Il rilancio del settore automotive italiano

Con l’obiettivo di rilanciare il settore automobilistico nazionale, il governo ha deciso di esercitare pressioni su John Elkann affinché Stellantis aumenti gli investimenti nel paese. Sicuramente un maggior flusso di capitali e risorse da parte di Stellantis (che ha archiviato il 2022 con un fatturato di 180 miliardi e un utile netto di 16,8 miliardi) potrebbe creare nuovi posti di lavoro, migliorare la competitività delle industrie connesse e contribuire alla ripresa economica dell’Italia nel suo complesso.

Al momento sembra difficile che lo Stato italiano possa davvero entrare nel capitale di Stellantis, ma le pressioni del governo potrebbero spingere John Elkann ad impegnarsi per aumentare gli investimenti in Italia e frenare le polemiche dopo avere attinto a fondi pubblici tra incentivi e cassa integrazione.

L’esecutivo italiano ha sostenuto le imprese automotive per la transizione all’elettrico, per l’acquisto di auto meno inquinanti e per salvaguardare l’occupazione, ma sollecitato dai sindacati è da tempo in allarme per la riduzione della produzione e per l’allestimento dei nuovi modelli su catene di montaggio lontane dal "Belpaese".

A fronte di una riduzione della produzione - calata nel 2022 a 5.839.000 unità dalla 6.579.000 del 2021 ma che non ha inciso sugli utili - gli stabilimenti italiani hanno assemblato circa mezzo milione di veicoli in meno assorbendo la maggior parte delle perdite.

Elon Musk e Tesla per l’Italia

Davanti allo scarso interesse degli eredi Agnelli per le fabbriche italiane, Giorgia Meloni e Antonio Tajani stanno però sollecitando Elon Musk, patron di Tesla, ad investire in Italia.

La possibile realizzazione nel nostro Paese di una gigafactory del costruttore americano potrebbe rappresentare un passo significativo verso la realizzazione degli obiettivi economici nazionali. Il governo dovrà sicuramente studiare una serie di condizioni favorevoli per attrarre e trattenere l’investimento, ma allo stesso tempo potrebbe riuscire nell’impresa di svegliare Stellantis dal torpore italiano, grazie alla presenza di un temibile concorrente in un Paese che ha sempre puntato sulla produzione di auto del gruppo guidato oggi da Carlos Tavares.

Argomenti

© RIPRODUZIONE RISERVATA