Auto ibride ed elettriche: come acquistarle e guidarle al meglio con il Gruppo Acquisto Ibrido
L’intervista a Luca Dal Sillaro, presidente e fondatore del Gruppo Acquisto Ibrido, associazione che da anni agevola la diffusione delle auto a basso impatto ambientale e ne migliora l’efficienza di guida.
“Le auto ibride sono il presente, le auto elettriche il futuro”, questa è la condizione del mondo automotive secondo Luca Dal Sillaro, fondatore del Gruppo d’Acquisto Ibrido. Chiaramente le auto a motore termico, benzina o diesel, appartengono ormai a un passato che in Italia sembra resistere con tenacia, ma “subiranno sempre più restrizioni nella circolazione e tra pochi anni chi le possiede avrà difficoltà a rivenderle”.
Nel nostro Paese c’è ancora molta incertezza sulla mobilità a basso impatto ambientale: le istituzioni non investono adeguatamente, e si dibatte ancora se un futuro elettrico possa essere un passo indietro o un importante input economico per il mondo del lavoro nel settore automobilistico.
Poi ci sono i consumatori, che si trovano nel mezzo, e che nel 2017 non sono ancora pienamente consapevoli dei nuovi mezzi ibridi o elettrici. Per questo motivo l’esperienza del GAI è preziosa e merita attenzione.
Auto ibride: quando il problema è il prezzo…
Il Gruppo Acquisto Ibrido è oggi un’associazione con sede a Gallarate ma operativa in tutta Italia, che dal 2014 si impegna ad abbattere uno dei problemi fondamentali che più di tutti frena la diffusione delle auto ibride ed elettriche: il prezzo. Come? Creando gruppi d’acquisto, circa ogni due mesi:
L’idea è semplice: chi va da solo presso un autosalone può ottenere uno sconto minimo; se invece si va insieme e si è in tanti, lo sconto è maggiore e conviene a tutti.
Con questo sistema il GAI riesce a portare a termine acquisti di auto ibride - poi a gas e ora anche le prime elettriche - a un prezzo basso e allineato a quello delle auto a benzina o diesel di media e piccola taglia.
Siamo comunque disposti ad intraprendere strade con veicoli appartenenti a fasce di prezzo maggiori, purché siano sempre a basso impatto ambientale. Come ad esempio Tesla: una volta che sarà disponibile facilmente in Italia, valuteremo i passi da fare.
Luca Dal Sillaro ha spiegato che la scelta di favorire la diffusione del segmento medio è stata dettata dalle esigenze dei consumatori di riferimento, che sono i più interessati ad ottenere agevolazioni.
Basta recarsi sul sito dell’associazione per vedere il conteggio aggiornato delle auto acquistate finora grazie al GAI: circa 150 nel 2014 e 250 nel 2015, poi salite a 350 nel 2016 e anche nel 2017, numeri che iniziano ad incidere sui bilanci nazionali del mercato automotive.
Se il problema è l’autonomia
L’altro deterrente che tiene lontani i consumatori dal mercato ibrido ed elettrico è lo scetticismo circa l’autonomia dei veicoli: spesso sono cifre ritenute troppo basse, e a volte chi possiede queste auto lamenta consumi reali molto diversi da quelli dichiarati dai costruttori.
Il Gruppo d’Acquisto Ibrido ha trovato una soluzione anche a questo, organizzando corsi di guida per rendere più efficienti i consumi delle auto ibride, riuscendo a restare nelle cifre indicate dalle case e andando anche al di sotto. Oltre ad essere oggetto di corsi, questo è anche lo scopo di alcune gare di risparmio, in cui vince chi consuma meno.
Un’auto ibrida è più semplice da guidare di una normale, soprattutto grazie al cambio automatico, ancora poco apprezzato in Italia. Noi cerchiamo di studiare le tecniche utilizzate dai vincitori delle gare per metterle a disposizione di tutti. Qualcuno è riuscito a mantenere la media addirittura di 40 km con 1 litro di benzina. Per farlo bisogna sfruttare al massimo il potenziale delle vetture, che non significa andare piano.
L’Italia in ritardo sul futuro, cosa manca?
La prima cosa necessaria per colmare il gap con Paesi energeticamente più efficienti nei trasporti come la Norvegia, sono gli incentivi statali, in Italia ancora manchevoli. Le uniche agevolazioni, come l’esenzione del bollo per i primi anni, sono su base regionale o a discrezione del costruttore, e questo non rende omogeneo il progresso.
Nel Regno Unito, ma anche in Francia, sono state scelte le cifre da destinare ai consumatori che sceglieranno auto a basso impatto ambientale, mentre nel nostro Paese la situazione procede a rilento.
Le case produttrici dovrebbero credere di più nel mercato italiano: spesso i rivenditori fanno di tutto per indirizzare la vendita su modelli a benzina o diesel, dimostrando di non essere informati perfettamente. Dovrebbero lasciar provare di più le auto ecologiche.
Poi ci sono gli italiani, che non sono pronti al cambiamento.
Il limite che frena gli italiani è quello di pensare alle auto elettriche ricaricabili con la stessa mentalità adottata per quelle a benzina: non c’è bisogno di finire la carica della batteria per recarsi a una colonnina, ma è consigliato caricarla ogni volta che è possibile, anche se per poco, come si usa fare per i cellulari.
Non c’è bisogno di spaventarsi per i limiti di autonomia con una ricarica ora che stanno crescendo esponenzialmente.
Quante volte in un anno facciamo viaggi superiori ai 300 km? Il consumo medio giornaliero è di 50 km, quindi le autonomie date dalle nuove batterie consentono di durare giorni e settimane.
Riguardo l’inquinamento delle auto elettriche
Luca Dal Sillaro ha ricordato che la motorizzazione elettrica non è la panacea per l’inquinamento, ma in risposta ad alcuni studi sulle emissioni di Co2 durante tutto il ciclo di vita del veicolo, ha ricordato come
Sull’elettrico ci sia un potenziale enorme: a partire dallo smaltimento e riutilizzo del litio usato nelle batterie. Ad oggi l’estrazione delle materie prime ha un costo alto in termini di impatto ambientale e sociale, ma rispetto ai motori a carburante, l’elettrico può utilizzare risorse nuove, batterie sviluppate in modi innovativi. Poi c’è l’idrogeno della Toyota Mirai, ancora più pulito.
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