Brexit, anche Ford si prepara a lasciare il Regno Unito
Rappresentanti dell’Ovale Blu hanno informato Theresa May della volontà di lasciare il Paese. Stimato un miliardo di dollari di perdite in caso di hard Brexit.
La Brexit pesa sulle sorti del Regno Unito e non solo: a livello industriale ed economico potrebbe avere conseguenze anche sul settore automobilistico. La Gran Bretagna, e in particolare l’Inghilterra, è patria dei motori con tanti storici brand ammirati in tutto il mondo, e nel corso degli anni ha accolto numerose case automobilistiche dall’estero sul proprio territorio.
In un momento di particolare incertezza come quello che sta vivendo il Regno Unito a causa della Brexit, il mondo dei motori si prepara ad un eventuale addio. Le prime a correre ai ripari sono le case straniere, come Ford che sta preparando il trasloco. A riferirlo è il Times, in base a quanto appreso da una conference call tra Theresa May e diverse imprese decise a fare i bagagli.
L’Ovale Blu già durante la pubblicazione dei conti 2018 ha stimato un miliardo di dollari in perdite dovute al no deal, lo scenario peggiore della Brexit in caso di mancato accordo commerciale con l’UE.
La deadline è il 29 marzo, data dopo la quale - in caso di accordi svantaggiosi - molte case automobilistiche lascerebbero il Regno Unito. Alcune di queste andando via dagli storici stabilimenti che le hanno ospitate sin dal momento della fondazione, ma che ora sono guidate da gruppi esteri. Ad esempio Bentley (Volkswagen), Rolls-Royce e Mini (BMW) e Jaguar Land Rover (Tata Motors).
Brexit, Ford si prepara a lasciare il Regno Unito
Il distacco non era inizialmente nei piani di Ford, che in Gran Bretagna può contare sul suo terzo mercato di destinazione delle auto prodotte nell’Europa continentale. Nel Regno Unito Ford ha circa 13mila dipendenti, oltre a 3.800 operai impiegati nella costruzione di motori nei due stabilimenti a Dagenham vicino Londra e a Bridgend in Galles.
Gli uffici potrebbero essere spostati direttamente in Germania, a Colonia, mentre la sede produttiva dovrebbe essere integrata sempre negli stabilimenti in Europa continentale. Uno dei nodi riguarda l’elevato numero di dipendenti che Ford ha nel Regno Unito e che dovrà liquidare in caso di trasferimento, manovra che comunque potrebbe essere graduale.
Lasciare il Regno Unito sarebbe un passo da milioni di dollari, perdite che potrebbero essere ammortizzate negli anni in caso di approdo in un altro Paese, garanzia che la permanenza in Inghilterra e Galles non potrebbe dare.
Non solo Ford
Il Times riporta che nella stessa conference call anche altri rappresentanti hanno manifestato alla premier britannica l’intenzione di lasciare il Regno Unito in caso di hard Brexit. Questi addii potrebbero avere un effetto drammatico sull’economia del Paese, che in pochi mesi vedrebbe aumentare i disoccupati a causa di migliaia di licenziamenti programmati.
Nissan ha spostato la produzione del suv X-Trail da Sunderland a Kyushin in Giappone, mentre Toyota e Honda hanno fermato i rispettivi investimenti per il rischio di chiudere una delle fabbriche tra Burnaston e Swindon.
L’allontanamento riguarda anche i brand britannici storici, controllati da gruppi multinazionali: BMW ha fermato l’espansione dello stabilimento Mini a Oxford, mentre PSA potrebbe chiudere la sede Vauxhall di Ellesmere Port; Jaguar Land Rover ha iniziato il taglio del personale e Tata Motors potrebbe prendere la storica decisione di far traslocare parte o totalità della produzione. Anche Dyson, da poco attiva nel settore automotive, ha localizzato gli stabilimenti produttivi della gamma elettrica direttamente a Singapore.
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