Una green box per misurare le emissioni di CO2
Una ricerca del PoliMI dimostra che la classe di omologazione Euro non è sufficiente a tracciare le auto più inquinanti, ma l’utilizzo di una "green box" potrebbe consentire ai Comuni di gestire al meglio il transito dei veicoli più vecchi.
Il Politecnico di Milano ha sviluppato un progetto di ricerca in ambito automotive basato su un’enorme quantità di dati telematici messi a disposizione da UnipolTech, arrivando a definire un nuovo modello - più sostenibile, equo e inclusivo - per la misurazione delle emissioni di CO2 delle auto private.
I dati della ricerca sono stati presentati nel corso della tavola rotonda "Sostenibilità sociale, economica e ambientale della transizione nella mobilità - le evidenze dei dati" del Think Tank "The Urban Mobility Council" tenutasi presso il Parlamento europeo
La proposta del Politecnico di Milano porta un contributo al dibattito europeo sul ruolo dei trasporti nella lotta al cambiamento climatico, tenendo in considerazione gli impatti sociali connessi all’elettrificazione dei veicoli.
Green box: l’uso della telematica per un nuovo modello di sostenibilità
Attraverso la ricerca sull’E-Private Mobility Index, PoliMI aveva già stabilito che, nei prossimi anni, il 70% di auto a motore endotermico non potrà essere sostituito dall’auto elettrica e che la percentuale di auto immediatamente elettrificabili nel parco circolante italiano è di circa il 12,3% a causa dell’elevato costo medio dei veicoli.
Da questo assunto si è passati allo studio di un nuovo modello per la misurazione delle emissioni di CO2 delle auto private, non più basato sulla classe Euro del motore ma sulla rilevazione del comportamento del singolo veicolo.
L’idea è quella di passare dal concetto di black box a quello di "green box" ovvero, uno strumento volto a definire e classificare l’impatto ambientale di ciascun veicolo, superando il tradizionale concetto di appartenenza alla classe Euro.
Emissioni CO2: classe Euro e utilizzo del veicolo
Quanto e come si usa un veicolo è molto più rilevante della classe Euro ai fini delle emissioni di CO2: grazie ai dati derivanti dalla tecnologia presente nelle scatole nere, la ricerca di PoliMI ha infatti evidenziato che non tutte le auto Euro 4 sono da rottamare, e non tutte le Euro 6 sono virtuose.
Dall’analisi di un campione di 3.000 veicoli di tipologia Euro 4, Euro 5 ed Euro 6, con percorrenze medie di 15.000 km/anno, risulta, in maniera non sorprendente, che le emissioni medie totali effettive di CO2
degli Euro 4 sono superiori del 20% rispetto a quelle medie degli Euro 6. Mettendo però a confronto le emissioni effettive (e non medie) dei veicoli Euro 4 ed Euro 6 presi in esame, la ricerca mostra che il 26% dei veicoli della classe Euro "peggiore" emettono meno CO2 rispetto ad altrettanti veicoli della classe di omologazione "migliore".
La differenza è ancora più marcata se si passa ad un confronto tra un veicolo ad "alte emissioni" Euro 6 e uno a "basse emissioni" Euro 4 con il primo che emette fino a 6 volte più CO2 dell’altro. E ancora, l’analisi puntuale delle percorrenze nel solo contesto urbano, evidenzia che un veicolo Euro 6 ad alto impatto emette fino a 10 volte più di un veicolo Euro 4 a basso impatto.
Automobilisti ed emissioni CO2
Il riscontro scientifico suggerisce di non limitare la mobilità rispetto a una classe di omologazione del motore, ma di misurare il contributo effettivo di ciascuna autovettura. L’impatto ambientale di un veicolo dipende infatti dal suo utilizzo e dall’automobilista: lo stile di guida, la velocità media e i chilometri percorsi sono variabili che determinano in modo significativo le emissioni dell’auto.
Grazie ad una green box e all’analisi dei dati telematici, il futuro della transizione ecologica potrebbe quindi passare dall’imposizione di un veicolo nuovo al coinvolgimento diretto degli automobilisti che potrebbero continuare ad utilizzare un’auto meno recente con percorrenze prestabilite ed uno stile di guida "green".
Attraverso l’uso delle scatole nere - che, nella nuova visione, assurgerebbero al ruolo di green box - il modello "one to one" permetterà di misurare l’emissione di CO2 di ogni singolo veicolo sulla base - oltre che delle specifiche tecniche del motore - del tipo di strada percorsa, della velocità media, della percorrenza complessiva e dello stile di guida. Una misurazione che potrebbe facilmente essere estesa ad altre variabili per i centri urbani come gli inquinanti e l’occupazione di suolo pubblico.
Per rendere questo modello fattibile occorre tuttavia che ogni auto sia dotata di una green box dedicata e certificata e che l’automobilista accetti che il suo stile di guida ed i chilometri percorsi vengano misurati.
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